L’Eroica: storia di una gara di biciclette d’epoca (e bevute di vino) in Chianti, in Toscana.

Preso. Si preso alla lotteria per l’Eroica. Da parecchio tempo pensavo di partecipare ma poi per un motivo o per l’altro non ero mai andato. il giorno di apertura delle iscrizioni avevo mandato la richiesta. pagato i famosi 2 euro. e dopo qualche tempo arriva la mail di accettazione. incredibile. la fortuna del principiante.

Il tempo passa penso che ho sempre tempo per organizzarmi ed invece eccomi qui a pochi giorni dalla data con la bicicletta da sistemare, il posto per dormire da trovare, pensare a come fare con mia figlia Bianca e ovviamente il lavoro che mi tiene sempre impegnato.

La biga la porto a controllare da Giovanni, maestro indiscutibile. Mi raccomando Giova, venerdi vado all’Eroica, non scazzare con i tempi, la bici deve essere pronta per giovedì massimo.

Ovviamente la bici è pronta venerdi a mezzogiorno e con i freni con i fili interni. Cosi non va bene. Va beh ora non c’è più tempo, la sistemerò quando arrivo là, a Gaiole in Chianti.

Alla fine parto che sono le sei di sera. Alessandro, il mio amico fotografo, parte l’indomani di mattina, e così anche gli amici di Modena, la crew al completo di OfficineGrandi61. Viaggio tranquillo ma arrivo con il buio. L’agriturismo è molto bello ed accogliente. La toscanità dei proprietari fa il resto. Scarico tutto e vado a cena. Solo. Cena perfetta. Ravioli fatti in casa al sugo di peperoni buoni come mai avevo mangiato prima. Vino, chianti, ottimo. Vado in camera e crollo addormentato. La mattina mi sveglio a causa di un temporale pazzesco. Pioggia e vento come non ci fosse un domani. Speriamo non duri, ma che si scarichi tutto ora e poi venga il sole….

Faccio colazione e vado in paese per ritirare il numero. Piove. Però tantissima gente comincia comunque ad affluire. Vado a registrarmi così poi sono libero di girare tra i vari stands. Sento Alessandro che è per strada e arriverà verso l’ora di pranzo. Così anche i modenesi. Sotto la pioggia comincio a passeggiare tra le bancarelle. Subito individuo un tale che vende 5 biciclette e null’altro; però sono pezzi di una bellezza incredibile. Mi fermo ad osservare ammirato una Colnago e una Tommasini della mia misura. Mi metto a parlare con il tipo che mi racconta la storia delle due bici e mi svela il prezzo. Alto ma non impossibile e soprattutto meno di quello che immaginavo. Inoltre aggiunge la parola magica: trattabile. Lo saluto e vagabondo in giro dove, sempre sotto la pioggia, osservo ammirato biciclette che avevo visto solo sui libri. Come un bimbo in un parco giochi continuo ad osservare ed a chiedere i prezzi che invece sono assolutamente da adulti, anzi da tycoon della finanza. Esagerati. Finisco allo stand di degustazione del chianti dove cerco di dimenticare la pioggia che continua a scendere. Mi compro dell’ottimo chianti riserva, aspettando che un provvidenziale meccanico mi monti le leve freno corrette sulla mia bellissima bicicletta Renesto a doppio piantone verticale. Nel portarla in giro attira gli sguardi curiosi di tanti. Sono orgoglioso di lei. Appena esco dallo stand del Chianti sento gli amici di Modena che intanto sono arrivati. Li raggiungo al tavolo dei pettorali e con loro gironzolo fino ovviamente a finire ad un bar in centro a bere birra. Sono davvero insuperabili. Di una simpatia dirompente; mi raccontano tutte le loro avventure avute durante le tappe del Giro d’Italia d’epoca. nel frattempo ci raggiunge Alessandro che non crede ai suoi occhi. Sono le quattro del pomeriggio e noi siamo al bar a bere birra come se fosse sera. Comincia a fare foto a noi ed a tutti quelli che passano. Ovviamente la pioggia non ci da tregua. Ma la birra e la compagnia mi fa dimenticare il brutto tempo e la preoccupazione per la gara di domani. Nel tardo pomeriggio saluto la crew di Officinegrandi61 che va al campo da calcio a montare la tenda dove dormirà per la notte. Io ed Ale torniamo al villaggio con gli stands. Gli faccio vedere le due splendide bici che avevo visto la mattina e tra una cosa e l’altra comincio la trattativa con il venditore per la Tommasini. Alla fine raschiando ogni singolo euro che ho in tasca e facendomi prestare altri soldi da Alessandro, metto nelle mani del venditore una cifra nella speranza che accetti. Tentenna e poi si convince. Ottimo! ho una bici nuova. Bellissima e perfetta. Almeno ai miei occhi. Io e Ale la prendiamo e ci allontaniamo. Mi fermo un attimo per aspettare Alessandro che deve andare in bagno. Mentre lo aspetto una signora si avvicina ed osserva attenta il mio nuovo acquisto. Parliamo un po’ e capisco che è una vera esperta in materia. Simpatica si complimenta per l’acquisto e mi dice che è un pezzo ottimo e ben tenuto e che vale decisamente più di quanto l’ho pagata. La ringrazio e mi presento: mi chiamo Marco e vengo da Milano per la gara di domani e le chiedo come mai è così esperta di biciclette; mi risponde che lavora per Tommasini e che si chiama Roberta, Roberta Tommasini. Ho sentito bene? Roberta Tomassini? cioè è parente? si sono la figlia. Wow che notizia. Sorrido senza saper bene cosa dire. Mi regala un cappellino della Tommasini e ci salutiamo. Mi dice che se voglio posso spedirle la bici in azienda, che provvede a farla sistemare come se fosse nuova. Ringrazio ancora e abbastanza stupefatto insieme ad Alessandro andiamo a portare la bici in macchina. Mentre cammino dico ad Alessandro che quanto appena successo deve essere un segno: domani corro con la bici nuova. giustamente Ale mi dice che non è saggio non avendola mai provata. ma io incosciente e come sempre sull’onda dell’entusiasmo ribatto: che mai vuoi che succeda….

Andiamo a cena con gli amici di Modena mangiando carne e bevendo litri di chianti. Finiamo ancora al bar a bere birra. Io e Ale all’una di notte cediamo e li salutiamo. Ci vediamo domani alla partenza. Notte!

Andiamo all’agriturismo e devo ancora preparare tutto. Porto la bici in appartamento e le faccio manutenzione di base. Preparo i vestiti e mi ficco sotto le coperte. Sono le due passate. Ale si deve svegliare alle 5 per andare a fotografare la partenza del primo gruppo. Penso che non ce la farà mai. Alle sette mi sveglio quando lui rientra. Incredibile ma è riuscito ad alzarsi in tempo. Mi preparo e nel frattempo lui scatta le foto. Incredibile ma vero c’è il sole. Siamo andati a letto con la pioggia che ci aveva accompagnato per tutto il giorno ed ora c’è un cielo primaverile. Felice e teso come una pasqua esco carico la bici e mi dirigo verso Gaiole. Appena arrivo in paese un mare di bici e ciclisti vestiti di tutto punto come usciti da un vecchio album di figurine mi accoglie. Stupendo. Un sorriso mi si stampa sulla faccia. Rimarrà con me per tutto il giorno. Parcheggiamo un pò lontano ed in sella alla nuova fiammante biga mi reco alla partenza. Un fiume ininterrotto di persone felici ed amichevoli si snoda per tutto il paese. Provo a chiamare i miei amici di modena e si stanno svegliando ora! sono andati a letto alle tre passate. Inguaribili. Il mare di bici si comincia a muovere lentamente verso il primo controllo dove mi mettono il primo timbro prima della partenza. Con Alessandro decidiamo di vivere lo spirito  della corsa e ci fiondiamo al bar a fare colazione e a scambiare due parole con gli altri eroici. L’atmosfera è assolutamente indescrivibile: c’è una gioia diffusa e una rilassatezza di altri tempi. Siamo all’Eroica d’altronde. Salgo in bici e parto con tutto il fiume di persone. Il primo pezzo è facile ma subito c’è la salita al castello di Brolio. Sterrato e una pendenza davvero incredibile. Se esci di sella sei finito. Peccato non me lo abbiano detto prima. Ad una passo dalla vetta cedo e metto giù il piede. Poco male tantissimi altri lo fanno. E come scoprirò poi è un pò il leit motiv della gara. Sulla discesa seguente si aprono davanti a me alcuni dei panorami più belli che ho mai visto in vita mia. La gara si snoda tra le colline del chianti tra Gaiole in Chianti e Radda in Chianti. Un continuo e massacrante su e giù su strade bianche che attraversano luoghi di rara bellezza. Tutti i partecipanti che incontro sorridono e pedalano ammirati, attenti al paesaggio e alla bellezze delle bici che lì passano. Lo spirito amichevole e di puro godimento aleggia su tutti. Faticando non poco, continuo a pedalare. I rapporti Campagnolo montati sulla Tommasini non sono certo da montagna e nemmeno da collina. Spesso mi trovo sui pedali a spingere come non mai. Sono sorpreso dalla piacevolezza della guida e anche dalla mia performance. Riesco sempre a salire stando in bici ma so che le salite più dure sono dopo il primo rifornimento a Radda in Chianti. Arriviamo e praticamente è una festa. Banchetti dove offrono pane e marmellata. Pane inzuppato nel vino e acqua. Mi fermo e vado al bar. Ordino del vino. Esco e sotto un sole estivo comincio a parlare con chiunque. Alessandro mi raggiunge poco dopo in macchina. Beviamo ancora e mangiamo in una enoteca che si affaccia sulla piazza. Nessuna fretta. Il tempo in questa gara è relativo. Scorre lento e nessuno ci fa caso. Quando riparto dopo un’ora sono ancora in molti che stanno arrivando e altrettanti che sono seduti a parlare e mangiare. Faccio un cambio di bici. Mi sembra che la ruota della Tommasini sia scentrata e cominci a strisciare su uno dei foderi orizzontali. Inforco la Renesto contento per non aver mai bucato sino ad ora e mi lancio nella discesa. Poche centinaia di metri e buuum un scoppio improvviso insieme ad una paurosa sbandata mi dice che ho bucato. Mentre rido chiamo Alesandro e gli dico che torno su a Radda a piedi perché ho bucato. Mi raggiunge e mi riconsegna la Tommasini ridendo come un pazzo. Ora che riparto mi si mette a ruota e mi continua a fotografare. Mi passa, mi precede, si ferma e scatta mentre passo… dopo qualche chilometro mi dice che va avanti per precedermi … qualche curva e buuum ancora un botto. Buco ancora… chiamo ancora Alessandro che senza mai smettere di ridere e di schernirmi torna e mi fotografa mentre a bordo strada cambio il tubolare posteriore. Peccato che nella fretta non abbia preso il mastice. Vabbè gonfio bene la ruota e mi dico che tanto andando piano non dovrei avere problemi. Riprendo la corsa ed arrivo al vero ristoro a cui tutti mirano. Il ristoro del Cecchini. Si proprio lui: il mitico macellaio (http://www.dariocecchini.com) . Inutile provare a descrivere la situazione. Tavoli imbanditi di pane abbrustolito e salsicce, pasta di lardo spalmata e vino chianti come se piovesse. Il Cecchini stesso con i suoi amici gira tra i ciclisti distribuendo chianti come se dovesse svuotare le cantine. Intanto dentro al suo locale le casse dello stereo sparano gli AC/DC a palla. Io e Ale felici e ridenti, seduti mangiamo e beviamo come fosse il nostro ultimo pasto. Riempio la borraccia che mi porto dietro di chianti e parto verso la salita più dura. Poche centinaia di metri al 18%. Meno male che ho bevuto così ho la scusa. A meta scendo e spingo. Scambio quattro chiacchiere con un ragazzo americano ma che vive a Londra, che spinge anche lui. Si chiama Quentin. Beh da quel momento facciamo tutta l’Eroica insieme. Simpaticissimo. Pedalando mi racconta la storia della sua vita ed io la mia. Arriviamo all’ultimo ristoro dove mangiamo zuppa e beviamo accora chianti. Praticamente mezzi ubriachi continuiamo e ci lanciamo per le discese a 60 all’ora. Nel momento che Quentin mi dice che stiamo andando a 64 all’ora mi ricordo che ho il tubolare montato senza mastice. Vabbè se sono arrivato fin qui posso anche osare un po’. Ridiamo e continuiamo affrontando le ultime salite. Mentre in lontananza vediamo Gaiole sorridiamo soddisfatti ed orgogliosi. Ce l’abbiamo fatta. Tagliamo l’arrivo a braccia alzate.

il ritrovo è nella piazza del paese dove tutti si fermano stanchi ma carichi di una gioia difficilmente descrivibile. Passiamo le successive tre ore a festeggiare bevendo e ridendo con chiunque. Ci si raccontano aneddoti e disavventure felici come mai ho visto. Lo spirito che aleggia su tutta la piazza è di incredibile gioia e soddisfazione. Migliaia di eroici accomunati da una passione hanno passato un week end in un luogo magico in una atmosfera retrò ed amichevole. Al termine della giornata penso che se agli italiani fosse data la possibilità di gestirsi meglio sarebbero capaci di far tornare questa terra a splendere come nel passato. Lo spirito gioioso che da sempre ci appartiene trasuda in questa manifestazione. Ci tornerò di sicuro anche se non dovessi vincere la lotteria per la gara.

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