Triathlon Almost Race

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Una gara di triathlon virtuale? Cioè senza pettorale, senza tonnara in acqua, senza la gente che ti guarda e ti fa il tifo? Mah, mi sembra una mezza cazzata (anzi, po’ più che mezza)”.

Ecco cosa mi passava per la testa quando mi hanno invitato alla Triathlon Almost Race, una gara di triathlon virtuale su distanze del triathlon olimpico (1500 mt di nuoto, 40 km di bici e 10 di corsa). Distanze da correre nell’arco di due giorni e nell’ordine desiderato.

Vabbè dai, tanto le gare, quelle VERE, non si possono fare, accontentiamoci di sta minestra.

Così, con falso entusiasmo, ho accettato l’invito. Mi sono organizzato per nuotare e correre a piedi il sabato e per pedalare la domenica. Male che vada sarà un allenamento, pensavo.

Sabato mattina, ore 8 mi presento in piscina. Selfie di rito per dimostrare che sto facendo il mio compitino, e poi riscaldamento. Ok, si parte. Mancano gli altri intorno a me, sono solo contro me stesso, non ho riferimenti. Cerco di guardare il cronometro per capire a che passo sto girando, non riesco, vado a sensazione. Divido mentalmente la frazione in 3 anche perché so che dopo un po’ perderò il conto delle vasche. Ultime 3, ne ho ancora, spingo in progressione. Stop. 27 minuti e qualcosa, buono dai per il mio livello.

Doccia veloce, torno al parcheggio e infilo le scarpe da corsa e inizio i 10 km. Belle sensazioni. Dai ho nuotato bene, perché dovrei correre male? Le gambe girano bene, sono in mezzo alla campagna, non ci sono altri corridori, solo qualche bovino che mi guarda stranito.

Tengo un bel ritmo, voglio chiudere in progressione. Ultimi metri a tutta, stop! 40 minuti e rotti, bella media considerato che fino ad un mese alternavo periodi di corsa da pause forzate per gli acciacchi dovuti alla diversa giovinezza.

Mando la mail ad almostthere con i parziali. Poi faccio quello che non dovrei. Guardo sui social e mi accorgo che sto girando su tempi buoni. Qualcuno ha scoperto le carte, manca un giorno, devo ancora pedalare.

A questo punto mi sale la carogna, quella da gara, quella vera. Ok, virtuale un par di palle, domani do tutto, voglio vedere cosa riesco a combinare.

Sveglia, colazione classica pre gara, completino quello bello, borraccia con isotonico per esser al top prima dello sforzo e gel corretto caffeina.

Mi scaldo bene, ho in programma un’uscita lunga e la prima ora pedalo rilassato. Arrivo al punto che avevo studiato per avere davanti a me 40 km senza traffico ed interruzioni. Si parte. Spingo subito forte, primi 5 km volano poi arriva una salita di un paio di Km. Tengo passo costante, scollino bene e dopo la discesa inizia il luna park. E’ un misto con pochissimo dislivello in mezzo a boschi e finisce per costeggiare il fiume. Come in gara guardo gli intertempi ogni 5 km, so che per per arrivare sul podio devo stare sotto l’ora e 10 minuti. Ultimi 10 km, tutto in piano, po’ di vento laterale, ci fosse uno a cui ciucciare la ruota, niente, nessuno, son solo. Ultimo km, a tutta, sto girando ad una bella media, sopra i 37 km all’ora. Stop! 40 km in 1 h e 4 min.

Torno con calma a casa, finisco il mio giro e mando i tempi all’organizzazione. Quando scopro di aver vinto son contento, ci mancherebbe, ma mi chiedo cosa davvero mi rende più felice. Ed è la consapevolezza di aver dato il 120%, di essermi superato nonostante gli anni, gli acciacchi, il lock down, e altre amenità, che mi rende felice. Come un bambino.

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