modalità ignoranza

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Ore 6:30 la sveglia suona. Avrai dormito si e no un paio d’ore: quella notte tua figlia ha deciso che voleva
te e non il fazzoletto per smaltire il raffreddore. Ed è li con te nel lettone, adesso finalmente dorme bene. Pensi, “ma chi me lo fa fare, dai questa volta salto. Ne ho fatte tante di gare, una in più o in meno”.

Poi un neurone si attiva, lo accende quella carogna che poi ti prende tutto il testone. Dici, “tanto quando facevo le gare, la sera prima dormivo poco e niente, che sarà mai. Un paio di caffè e via“.

Hai una sensazione strana, quella che ti dice che ne varrà la pena, che non resterai deluso, che il tuo sacrificio sarà ripagato. Così fai colazione, ti prepari. Sali in macchina, con calma arrivi al paesello, parcheggi, ritiri il pacco gara, prepari la bici e aspetti la partenza.

Ti metti in griglia e di fianco ti trovi un ragazzetto di neanche 20 anni. Il padre è dietro le transenne e continua a scassargli i maroni. “Perché non parti più avanti, dai..”. Il ragazzo è assonnato, ed ha pure
un po’ le palle girate. Si vede che è uno di quelli forti, gli basteranno 500 metri per andare riprendere i primi. Ed infatti, neanche il tempo di partire che già ti svernicia (e sfancula il padre tifoso).

Parti in sordina, pensi a restare nel gruppo e soprattutto a non far cazzate, non cadere, non farti male.
Le Gran Fondo sono così, si parte a mille e basta una borraccia che cade e patapam, disastro.

La gamba regge bene, iniziano le salite, tieni il contatto con il gruppo degli inseguitori (il ragazzetto ed
i primi sono già nell’iperspazio). Il ritmo è buono, la giornata bella, ti diverti. In salita resti in testa al gruppo poi in discesa ti fai passare e resti in scia.

A 30 km dall’arrivo inizi a notare qualcosa di strano. Il ritmo cresce, c’è un po’ di brusio. Il saliscendi continuo ha ricompattato il gruppo che adesso è molto numeroso. Davanti a te vedi un’ombra.
Un fisico che non può esser quello di un amatore. Un fascio di muscoli, nervi e ossa, una pedalata
elegante e fluida.

Ma chi cazz è questo? Lo affianchi. Si è lui, Frank Schleck. Lo avevi sospettato, adesso lo hai riconosciuto, anche perché è uguale a quando lo vedevi in TV al Tour de France con il fratello Andy.
Lo saluti e lui ricambia con un sorriso gentile. Per un momento ti chiedi cosa cavolo ci faccia lì in mezzo.

10 km all’arrivo, Frank si mette a comandare il gruppo. Bello da vedere. Lui sciolto con i gomiti appoggiati sul manubrio, tu e gli altri dietro a spingere come dei dannati per tenere il passo. A quel punto inizia il tuo viaggio mentale. Trance agonistica pura. Ti giri e non vedi più quelli di prima, adesso ci sono Contador, Nibali, Cavendish…

5 km all’arrivo, vedi che i primi 10 si staccano, scatti per non restare fuori dal gruppo e li riprendi.
3 km dall’arrivo, senti che ne hai ancora, la carogna sale, dici “aspetta va, che se parto adesso mi brucio”.
Ma sei troppo ignorante, scali due rapporti e a 2 km dalla fine dai lo strappone. Manco fossi Sagan, ti porti in testa e dietro a te resta solo Frank. Che inizia a urlarti “GO!, GO!, GO!”… Molli un attimo e lui ancora “DON’T GIVE UP!!! DON’T GIVE UUUUUUUP!!!””

Ed è lì che parte la modalità CAROGNA, quella che ti porta il cuore a pulsazioni che non vedevi da 20 anni. Pensi che puoi reggere al massimo altri 30 secondi, ma intanto spingi. Frank ti urla ancora, ti giri,
vedi il gruppo che cerca di rimontare, scali un rapporto e spingi ancora.

Ultimo kilometro, inizia la modalità IGNORANZA PURA, ossia quella che ignoravi potesse esistere.
Hai ancora 20 metri di vantaggio, non hai più il controllo del tuo corpo.

Mancano 200 metri, vedi le transenne, il pavé e il gruppo che ormai ti ha ripreso.
In meno di 1 secondo, in pieno stato confusionale, ti appaiono nell’ordine: tua figlia, tua moglie, tua mamma e tua nonna. Tutte che dicono una cosa sola. “NON FARE IL COGLIONE!”

Finisci in modalità “SCOPPIATO”, lasci sfilare tutti, arrivi dopo 4/5 secondi, con il sorriso da ebete stampato sul volto. Ti sei perso la volata, ma la soddisfazione di averla tirata ad un CAMPIONE non ha prezzo.

Si, perché per metterti in gioco e divertirti in questo modo, dopo il ritiro da professionista, devi essere un CAMPIONE. E per incitare e spingere alla morte un cazzone qualsiasi, regalandogli l’illusione di essere un PRO, anche per soli 5 minuti, devi essere un CAMPIONE.

Grazie Frank.

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