Meglio soli
o in compagnia?

correre da soli

Con il passare degli anni, la corsa ha cambiato, per me, forme e modalità.

È stata a lungo uno stimolo aggregante e un pretesto socializzante. A tratti è poi passata a essere un’occasione di riflessione, nella quale restare sola con i miei pensieri. Altre volte ancora è diventata una parentesi privilegiata da condividere con una o due amiche scelte, per riflettere a voce alta sulla vita e condividere esperienze e conclusioni. Non c’è stato un passaggio sequenziale da una forma all’altra, ma ancora oggi queste modalità si intrecciano, turnano e si danno il cambio, passandosi sempre il testimone comune del piacere di lasciare che le gambe girino e i pensieri le rincorrano.
Correndo ho fatto di tutto. Ho riso, ho pianto, ho litigato con alcuni e fatto pace con altri, ho confessato segreti, ho sperato, immaginato e progettato il futuro. Correndo ho preso alcune tra le decisioni più importanti della mia vita e imboccato nuove strade.
L’ho fatto da sola e l’ho fatto anche in compagnia. Ma sempre con il cuore sopra alle 100 pulsazioni al minuto, un cronometro al polso e le scarpette da running ai piedi.
Oggi non saprei proprio dire se preferisco correre da sola o in compagnia. Ogni giorno ha una propria esigenza e ogni scelta vantaggi e svantaggi.
IN GRUPPO PER…
L’impegno morale Quando proprio mi faccio prendere dai quei periodi di ‘malavoglia’, anche il semplice fatto di correre con un gruppo di amici, finisce per diventare per me una specie di patto cui mantenere fede a qualunque costo. È così che per non tradire la fiducia o la parola data, riesco anche ad uscire di casa nelle condizioni più improbabili, che sia sotto una pioggia battente o con a terra dieci centimetri di neve.
Andare più forte e resistere più a lungo Oggi forse un po’ meno, ma ho sicuramente passato anni in cui l’idea di dover correre delle ripetute da sola mi terrorizzava. Allora ero sicuramente più orientata alla prestazione che al benessere nel praticare sport e ogni riscontro cronometrico equivaleva a un voto scritto in rosso sul registro. Ero praticamente certa che le mie gambe, in compagnia girassero di più e che la presenza di un compagno più forte, fosse quantomeno una buona ipoteca sul risultato. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Riesco a iniziare e finire un lavoro di ripetute in pista anche da sola, senza grossi scompensi emotivi. È fuori di dubbio però, che quando la compagnia c’è, le ripetute passano più svelte (anche cronometro alla mano) e spesso ce ne scappa qualcuna in più.
L’allenamento condizionante Con questa espressione, il mio coach da ragazzina, intendeva quegli allenamenti fatti su gambe già affaticate da training recenti e precedenti. Oggi per me l’allenamento condizionate è quello in cui la presenza di altri amici, mi ‘condiziona’ nel ritmo e mi porta a correre più forte e meglio di quanto credo avrei fatto, nello stesso frangente, da sola.
Spostare il limite un po’ più in là Sono d’estrazione ‘pistaiola’, come si dice tra chi bazzica i campi di atletica e faccio veramente fatica a correre un lavoro finalizzante, senza badare a cosa mi dice il cronometro. Anche se oggi il mio obiettivo primo nello sport è il piacere e il benessere psico-fisico, un pizzico di competizione mi diverte mettercelo comunque ogni volta che inizio a correre. Il confronto con un compagno di corsa, magari più forte di me, mi porta a metterci sempre quel qualcosa in più che mi fa tornare a casa soddisfatta e con un carico d’energia arricchito.
DA SOLA PER…
Fare spazio tra i pensieri Saranno gli ormoni che si sprigionano, sarà quel piacevole senso di liberta che la corsa sa dare, ma spesso un lungo lento nei boschi, rappresenta per me una piacevole, quanto necessaria, pausa tutta per me. Passa di tutto nella mia testa in quei momenti di solitudine. Faccio bilanci di vita, stendo immaginari elenchi di cose da fare, cerco soluzioni ai problemi, immagino le parole giuste per spiegare a qualcuno qualcosa di complicato. La chiarezza che mi si fa nella testa quando corro è unica e pari a quella di ben pochi altri momenti della vita.
Accantonare per un po’ i problemi Sgomberare la testa un passo per volta. Lo faccio spesso e soprattutto quando le giornate si riempiono di questioni annose o la vita mi obbliga a scelte dolorose, ma imprescindibili. Stare tutto il giorno con la mente sui problemi e sulle preoccupazioni, richiede delle necessarie parentesi di decompressione e scarico, che si adattano perfettamente alla corsa in solitudine. Così mi cambio, infilo le scarpe, metto il cronometro al polso e appoggio nel cassetto della scrivania i pensieri più opprimenti. Da quella corsa tornerò senza aver risolto nulla, ma per lo meno avrò dato tregua alle ansie. Mi bastano tre passi più veloci e mi sento già più leggera.
Darsi veramente una dimensione Alla fine per sapere realmente a che livello sono con la condizione atletica, ho ancora bisogno di un piccolo display con dei numerini scritti sopra. In quelle circostanze il confronto con il cronometro per me diventa più importante di quello con il mio compagno abituale di sgroppate. È un momento in cui chiedo qualcosa di importante alle mie gambe e voglio che siano loro, in sinergia con la testa, a rispondermi come sanno fare. Senza aiuti esterni.
Concedermi una pausa Ok, la compagnia aiuta ad andare più forte, ma ci sono uscite in cui di andare più forte non abbiamo proprio né voglia né bisogno. Quelle sono le occasioni migliori per restare da soli e evitare qualsiasi tipo di condizionamento esterno.

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