meglio allenarsi o doparsi?

meglio allenarsi o doparsi?

Quando per la prima volta ho visto il documentario di Stade2 (https://www.youtube.com/watch?v=S-fEZlNwh_U) sul “doping volontario” sono rimasto senza parole. Il doping è un argomento sul quale mi son documentato parecchio, spinto dalla curiosità di sportivo praticante e dalla morbosità di tifoso.

Ultimamente ho partecipato a qualche dibattito sui social, ma parlar di doping su facebook è po’ come parlar di gnocca al bar: ognuno vuol dir la sua, ma in pochi sanno davvero di cosa si sta parlando.

Ecco, l’esperimento di doping volontario segna un punto di svolta nel dibattito in corso. Ci sono diversi spunti che vale la pena approfondire (ad esempio a cosa sono dovute le differenti reazioni al trattamento dopante, che sotto controllo medico i rischi per la salute non sono elevati, etc) ma vorrei concentrarmi su di uno in particolare. Ossia, l’esperimento quantifica in modo preciso quale possa esser l’effetto di un mese di doping sistematico sulle prestazioni: sulla corsa si parla di un miglioramento medio pari al 2.8% e massimo del 3.9%, per la  bici del 2.3% medio e del 5% massimo.

A questo punto mi son fatto una domanda: rispetto al miglioramento che si può ottenere con allenamento mirato e alimentazione corretta, di cosa stiamo parlando?  Dato che le cavie del doping volontario sono atleti amatori di buon livello (tra cui qualche ex professionista) ho pensato di misurare i miglioramenti che nel mio caso avevo registrato nel momento in cui ho deciso di modificare, seguito da un allenatore e nutrizionista (il “nostro” Paolo Barbera ndr) , i miei allenamenti e le mie abitudini alimentari.

Pratico sport di endurance dal 2005 e fino a febbraio 2014 mi sono allenato seguendo tabelle che trovavo su internet e che mi passava qualche amico. Sull’alimentazione per un buon periodo sono stato un fan della dieta a Zona, che poi ho gradualmente trasformato in bi-zona (nel senso, a un certo punto mi son arreso al conto dei blocchi e controblocchi…).

Per avere un metro di paragone oggettivo prenderò come  riferimento la Stramilano (mezza maratona) corsa il 27/03/13 e chiusa con un tempo di 1:29:09. Praticamente, a parte qualche eccezione, negli ultimi 10 anni ho corso la Stramilano intorno all’1h 30’, con un PB che risaliva al 2008 (1:28:45).

Bene, il 23/4/2014, dopo un mese esatto dall’inizio del protocollo di allenamento e alimentazione, ho ottenuto un nuovo PB in 1:26:06. In  termini percentuali significa un miglioramento pari al 3.4%,  superiore a quanto ottenuto mediamente nei protocollo doping volontario.

Cos’era successo in quel mese? Premesso che da anni i carichi di  allenamento erano praticamente gli stessi, i nuovi programmi prevedevano sessioni molto più varie e specifiche. Inoltre il kilometraggio settimanale per la corsa era diminuito in quanto alcune sedute erano state sostituite con nuoto, palestra e bici.

Oltre all’effetto benefico del cross training (che almostthere promuove nei suoi protocolli di allenamento, ndr)  e dell’allenamento mirato, avevo messo ordine alle abitudini alimentari e avevo perso circa 2 kg tra grasso e acqua intracellulare (l’esame bioimpedenziometrico evidenziava un mantenimento della massa muscolare).

Nei mesi successivi i miglioramenti sono continuati e sono culminati con un nuovo PB nella mezza di Jesolo del 24/5/2014  (chiusa in 1:22:16), ulteriore miglioramento del 4.6% rispetto al precedente PB della Stramilano. A livello di confrontabilità, entrambe le gare erano piatte e a Jesolo faceva nettamente più caldo, quindi sono numeri assolutamente attendibili.

Da qualche mese dispongo anche di statistiche relative alla bici. Nel corso di circa 40 giorni in cui mi sono allenato abbastanza assiduamente sono passato da 320 a 330 Watt a soglia (+3.1%) ma con un peso di 3 kg più basso (il che significa un miglioramento in termini di  watt a kilo pari al 7%!).

Numeri chiari, che dimostrano come per un atleta amatoriale di buon livello è possibile ottenere miglioramenti pari a quelli che si possono ottenere mediante un protocollo fatto di EPO, ormone della crescita e autotrasfusioni.

Se questo esempio può esser utile a convincere un amatore che alla fine doparsi è inutile (e questo sarebbe un grande successo, vista la diffusione del doping tra gli amatori), di sicuro il problema si pone per i professionisti o semi professionisti.

Stiamo parlando di atleti per i quali i miglioramenti che si possono ottenere agendo su allenamento e alimentazione sono probabilmente marginali e per i quali un 2% fa una differenza enorme.

Di sicuro dall’esperimento di “doping volontario” emerge come gli effetti non siano uguali per tutti. Di qui sostenere che “tanto sono tutti dopati e quindi vince il più forte in ogni caso” non è di per sé corretto. In realtà bisognerebbe capire bene su quali soggetti ci sono i miglioramenti più significativi. Ad esempio, se un soggetto con ematocrito di partenza pari a 42 registra un aumento di prestazioni pari al 5% mentre uno che ha già un ematocrito alto (es 48) solo del 2.5%, allora si potrebbe sostenere che alla fine il doping aiuta chi per natura è più svantaggiato. Se a questa considerazione si aggiungesse un’altra conclusione dello studio, ossia che  sotto controllo medico il doping non presenta rischi per la salute, si potrebbe addirittura arrivare alla conclusione che converrebbe legalizzare il doping e disciplinarlo con protocolli medici molto dettagliati. Su un’ipotesi del genere potrebbero nascere discorsi infiniti, come quelli sulla legalizzazione delle droghe leggere e della prostituzione, se è meglio Belen o sua sorella. Ognuno direbbe la propria ma non si arriverebbe a nulla, temo…

2 thoughts on “meglio allenarsi o doparsi?

  1. in riferimento a quanto scrivi vorrei confrontarmi con te. Sto approfondendo l’argomento e ci terrei a confrontarmi con te. ti chiedo di mandarmi una mail con un riferimento telefonico oppure scrivimi che ti mando il mio in privato. Grazie

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