dove sono finite le mie scarpe da corsa

Vi ricordate le vostre prime scarpe da corsa? Quelle con cui avete iniziato a correre, quelle che hanno fatto con voi i primi chilometri o magari le prime gare. Spesso ci vergogniamo a essere sentimentali ma tutti abbiamo qualche oggetto che teniamo solo perché ci sono delle memorie nascoste nelle fibre, nelle tasche o magari nelle suole. Abbiamo chiesto a Ippolito Alfieri, fondatore di almostthere, a Danilo Goffi, il nostro coach, e a Franz Rossi, presidente di almosthere (la nostra ASD) nonché il nostro mentore della montagna, come si ricordano le loro prime scarpe da corsa e che fine hanno fatto.

 

Ippolito Alfieri – rossonero dal cuore ai piedi

Il running per me ha 3 epoche.

La prima epoca, anni Ottanta, scherma, nuoto, basket e canottaggio. La corsa come allenamento non specifico, praticato con poco criterio e poca voglia. Gli annali riportano Superga e All Star alte. Elevata imperizia.

Seconda epoca, gli anni dell’Università, Milano. Calcio amatoriale da mediano di fatica. Corsa al Monte Stella, come unica soluzione per supplire a piedi non proprio eccelsi. La scarpa da running? Esiste veramente? Non riesco a ricordare altro se non un paio di New Balance, probabilmente da tempo libero.

La terza epoca, recente. La corsa come riabilitazione dopo un grave incidente sugli sci. Una folgorazione. Il primo test di appoggio del piede, nel negozio “Ooops Gotta Run!” di Milano. Angela mi sceglie (non posso parlare di consiglio, ma gentile imperativo) un paio di Adidas che mi faccio andar bene per 2 ragioni squisitamente tecniche: è lo sponsor del Milan, e sono rossonere. Le uso per i canonici 800km previsti, non 1 di più. Da allora fedelissimo delle “tre strisce”.

Quelle scarpe che fine hanno fatto? Le ho conservate, accuratamente nella loro scatola fino a quando, un giorno, in preda a un impulso creativo progetto un manichino per le t-shirt della nostra linea almostthere e penso di utilizzarle per la base, incastonate in una colata di cemento. Pezzo da museo.

scarpe ippolito

scarpe di Ippolito Alfieri

 

 

 

 

Danilo Goffi – ma un campione come lui si ricorda ancora delle vecchie scarpe?

Non ho mai chiesto consigli o suggerimenti, le mie scarpe da corsa le ho scelte sempre io. Sono andato a sensazione e una volta trovato il modello che “sento bene”, lo uso sia per gli allenamenti lunghi sia per le gare veloci.

Sono fortunato perchè dal 1995, cioè da quando ho avuto uno sponsor tecnico, non ho dovuto comprarmi le scarpe da corsa. Avere lo sponsor garantisce il vantaggio di poter usare i modelli migliori del momento. Sembra che le scarpe per me siano solo uno “strumento di lavoro” ma sono abbastanza affezionato alle mie scarpe.

Con queste ho corso tanto tempo fa e ho raccolto i miei maggiori successi in campo nazionale e internazionale.

Certo, rispetto ai modelli che si usano ora, sembrano di un’altra dimensione, ma erano affidabilissime mi hanno accompagnato in tante trasferte e ci ho macinato tantissimi chilometri. Oggi le tengo su uno scaffale in garage per ricordo.

Ci sono affezionato come potrei buttarle?

scarpe danilo

scarpe di Danilo Goffi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Franz Rossi- indossava le scarpe minimal prima che fossero inventate

 

Non sono uno di quei maniaci delle statistiche, non ho idea di quanti chilometri ho corso in vita mia, a malapena mi ricordo il numero di maratone figurarsi di gare… eppure ho un ricordo preciso di alcune scarpe da corsa.

Oddio, quando ho iniziato io erano scarpe da ginnastica, non da corsa. Correre era un allenamento per il mio sport principale, il canottaggio. In barca si sale senza scarpe, quindi il nostro rapporto con le calzature era davvero pessimo. Le usavamo come ciabatte, infilando il piede e schiacciando con il tallone il pezzo posteriore per poterle sfilare ed infilare con maggior semplicità.

Ma quando c’era mare grosso, le scarpe venivano indossate correttamente, i lacci stretti e partiva la sfida tra noi vogatori.

Erano scarpe Diadora, piatte, senza ammortizzazione o suola lavorata. Scarpe da ginnastica, appunto.

Mi ricordo il loro colore blu elettrico e quella specie di lampo giallo attaccato sul fianco.

Le indossavamo a piedi nudi o con i tubolari di spugna stile basket. Alla fine dell’allenamento venivano con noi in doccia e poi le abbandonavamo bagnate sotto gli stipetti con la nostra roba.

Ricordo di Angelo, un compagno di voga, quello più sfigato che tutti prendevano in giro.

Gli rubavamo sempre le scarpe e le buttavamo nell’acqua putrida della vasca voga… lui si incazzava e noi ridevamo.

Così iniziò a chiuderle nell’armadietto fino a quando mancò per una settimana – forse era andato in gita con la scuola perché nessuno stava mai male e gli allenamenti non li si saltava MAI – e dal suo armadietto iniziò ad uscire un puzzo tremendo di animale morto tanto che i dirigenti della società furono costretti a tagliare con il tronchese il lucchetto e gettare quelle calzature maleodoranti.

Altri tempi, altre scarpe, altri odori…

scarpe franz

scarpe di Franz Rossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Queste sono 3 storie di 3 paia di scarpe, chi si aspettava che quello più sentimentale sarebbe stato Danilo? Pensate quante paia di scarpe vengono usate e buttate ogni giorno e quante storie potrebbero raccontarci. Che storia hanno fatto le vostre scarpe? Vogliamo sentirle! Le più belle verranno condivise sulla nostra pagina, scriveteci all’indirizzo info@almostthere.eu

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *